Il profumo del gelsomino

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Tornanti al Galibier

Seduta attorno ad un tavolo ascolto con interesse i discorsi di una giovane coppia. Rivivo i loro progetti di casa e famiglia e mi ritrovo più tardi a pensare ai motivi del mio totale fallimento in qualcosa che credevo facesse parte di me sin da piccola.

Credo ci sia un’età per tutto. Un po come quando al negozio di giocattoli trovi sulle scatole 3+, 6+, 8+ Ecco, a 39+ ho chiuso la scatola “famiglia del Mulino Bianco” insieme alle merendine e alle sorpresine ad essa connesse per aprire quella dei “Giochi senza frontiere”. A volte la vita cercano di spiegartela, ma bisogna viverla. Non ci sono istruzioni. La tua esperienza è unica come la tua impronta digitale.

Ho sempre cercato qualcuno che mi completasse, per poi scoprire che il segreto di un legame quasi perfetto è arricchirsi. Non è la mia metà che cerco, ma un prolungamento della mia felicità. Ci sono amori che scottano. Altri che insegnano: ad essere libera, per esempio. Libera dalle convenzioni, dai pregiudizi, dalle opinioni altrui, dai consigli non richiesti, dalle paure, dalla parte più noiosa e patetica di me e soprattutto libera dalla folla.

Con la bici ho ritrovato me stessa e un’anima solitaria che non pensavo di avere. In sella alla mia bici elimino il superfluo: per pedalare bene devi essere leggera.

Dopo una salita ignorante dove anche il peggiore dei pensieri si scioglie sotto i pedali, c’è sempre una discesa e quando si è fortunati non è mai la stessa dove si è saliti. Lasciare le gambe libere, sfiorare con due dita i freni e via, tornare bambini, proprio come mia figlia.

Mentre fotogrammi veloci nella mente ripercorrono la salita appena fatta, il cuore ride. E’ come aprire una finestra per riempire di luce una stanza e respirare aria pulita.

Quanto si può andare davvero lontano se lo si vuole veramente?

Sulla strada in discesa due ruote lasciano ghirigori di felicità lungo l’asfalto. Attenti ai tornanti, alle buche, alle macchine, ai calabroni, alle gocce di pioggia sul viso, il cuore ride.

Mentre annuso l’aria di un cielo sempre più nero e minaccioso,  con grande sorpresa non sento più l’odore acre della pioggia, ma un intenso profumo di gelsomino. Sembra che le villette qui intorno si siano messe d’accordo. Respiro a pieni polmoni per qualche curva e rigenero lo spirito. E’ meraviglioso. La bici lo è, perché ti permette di essere parte di tutto.

Non ho mai rinunciato veramente a qualcosa. Per me il sacrificio non è la rinuncia, ma lo sforzo per poter raggiungere ciò che voglio davvero. Non ci sono portata al martirio quotidiano. Sono stata forse troppo fortunata nella vita da pensare che bisogna godersela fino in fondo e finché si può. Non riesco a vivere senza passioni e senza obiettivi. Senza sogni, seppur insignificanti per qualcuno, come per esempio una salita ad uno dei colli più storici ed emozionanti della Francia: l’Isoard. L’unica corrente che devi accendere è l’adrenalina.

Seduta davanti al mio pc a volte mi convinco di essere un’egoista patentata con la sindrome di Peter Pan e quando i sensi di colpa si ripropongono come il cetriolo, guardo il muro di fronte. Scorrendo le mie foto, una per una, posso ancora sentirne gli odori: la neve primaverile cotta dal sole, il dolciastro dell’asfalto o di qualche carcassa dimenticata, l’aria pulita delle grandi altezze, i fumi delle grigliatone domenicali a mezzogiorno da far venire l’acquolina, il solletico del sudore sulla pelle, il balsamico dei pini e il cocktail di fiori. Nomade felice su due ruote.

Appoggiata al muro c’è anche la mia Bianchi, dormiente, pare in attesa. Il pensiero diventa uno soltanto: chissà dove saremo domani. E allora, quando mi chiedi “chi te lo fa fare?”, io ti rispondo:”Come posso spiegarti il profumo del gelsomino?”

Isoard + Colle del Monginevro da Clavier: 73,2 Km a/r.

Col du Lautaret + Galibier da Briançon: 70,8 Km a/r.

Cronoscalata Cesana Tse – Sestriere (che per è me è stata più scalata che crono!): 12,3 Km

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