Val Masino: un tuffo in un mare di granito

Dove: Bagni di Masino, Val Masino (SO)
Esposizione: Sud
Difficoltà:  PD
Vetta: 3308 mt
Dislivello: 2136 (si può far tappa al rifugio Gianetti a 2534 mt)
Discesa: doppie  (necessarie corde da 60 mt) o ritorno dalla Normale dove ci sono anelli di calata per corde da 30 mt.
Note: utili nut e friend. Il cellulare non ha copertura. Qualcuno con operatore Tim riusciva a comunicare all’esterno del rifugio.

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Pizzo Badile e Cengalo. Al centro, il rifugio Gianetti

Oggi percepisco lo sfinimento di Catherine Destivelle sulla Nord dell’Eiger quando, alla luce del frontalino, rosicchiava il ghiaccio con la picca nel buio, alla ricerca disperata di una via d’uscita dopo più di mille metri di dislivello di arrampicata in solitaria.

Peccato però che siano solo le 6 del mattino e  io sia ai Bagni Masino in partenza per un sentiero quasi zen verso il rifugio Gianetti. E’ ufficiale: la mia forma fisica rasenta quella di un fumatore d’oppio, tisico alle ultime visioni. Quelle ne ho a pacchi oggi e delle peggiori! Il mio cane a casa da solo che aspetta la dog-sitter ucciso a sprangate da qualche ladro sadico (ho lasciato la porta aperta sul balcone). Mia figlia con i nonni al mare mangiata da uno squalo. Stare male è un po’ come quei due giorni prima del ciclo: ti senti una via di mezzo tra Jack Torrance  e Anna Karenina.

E’ che il la parola “rinuncia” è un pugno nello stomaco e il pensiero “chissà se avessi fatto…” diventa uno stillicidio, fastidioso come la zanzara che ti vola accanto all’orecchio nelle notti d’estate. Ho tirato giù il calendario di frate Indovino del 2014 visto che i santi del 2015 non bastavano. A poco più di metà strada, i miei amici si sono divisi il contenuto del mio zaino. Avessi avuto un paio di orecchie da Cocker Spaniel, le avrei portate davanti agli occhi fino al rifugio. Il mio zaino non l’hai portato nessuno.

Alla fine i miei sensi di colpa si sono amplificati, un’eco sulla valle: per mia figlia, per il mio cane, per i miei amici, per il mio compagno che tanto ci teneva a portarmi quassù, per aver pestato una formica… dopo quasi quattro ore, siamo al rifugio. Chiedo a Mimmo, uno dei rifugisti più gentili che abbia mai incontrato, se posso salire in camera. Vado a dormire, sperando di risvegliarmi da questo incubo. I miei vanno sul Dente della Vecchia, magnifico torrione di granito a mezz’oretta dal rifugio. Via Fiorelli: quattro tiri, un assaggio di questo splendido granito che terrebbe anche la suola di un mocassino.

Il mondo mi sorride già verso le 14. A cena sbrano. Ho bisogno di energie. L’indomani sono pronta per affrontare il Pizzo Badile. Partiamo con i nostri zaini alle 7. L’attacco della via è un bel tiro di 60 metri ma noi lo dividiamo. In montagna devi capire dove andare prima di muoverti. I primi 200 metri sono un po’ più impegnativi rispetto al resto della via. Quando inizia il canalone diventa tutto più semplice e si viaggia in conserva. Attenzione ai detriti se hai cordate sopra la testa. La via è segnata da bolli rossi.

Raggiungiamo la vetta verso le 14. Ce la siamo presa comoda. Incontriamo due coppie di giovani Svizzeri che hanno appena concluso la Cassin. Strabuzziamo gli occhi per l’ammirazione e facciamo loro i complimenti. E’ pensare che il mitico Hermann Buhl ha ripetuto quella via nel 1952.

Delirio delle doppie che, se le trovi. Sono ottime, nuove e attrezzate a spit con catena e anello di calata. Si fa decisamente prima rispetto alla discesa dalla Normale. Chiedete al rifugista, noi ne abbiamo trovate tre su cinque o sei. Volendo si può fare ancora una doppia per evitare il nevaio alla base. Birra al Gianetti e ritorno alla macchina. Alle 23 sono acciambellata sul sedile posteriore della macchina di Claudio, affamata, disidratata, con i crampi ovunque e… senza una parola. Eppure felice. Troviamo sulla strada un locale aperto e una proprietaria  squisitamente gentile, come i suoi pizzoccheri, preparati a mezzanotte.

Info utili sulla Normale al Pizzo Badile:

Gulliver

Gambeinspalla.org

– potete contattarmi via mail

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